The aim of this research doctorate dissertation is the analysis of the sanctioning procedure applied to 175 murder cases within the family environment, tried between 1997 and 2007 by the Court of Assizes of Turin and Milan. This research is part of a more extensive study that is still in progress, and its aim is to analyse the sentences pronounced in family homicide cases by all the Courts of Assizes in the Italian territory in the above-mentioned space of time. The research has been carried out investigating the proximity homicide from strict criminologic, sociological and legal points of view. The aim is to provide some starting points for considerations on the possible deep roots and motivation which produce this peculiar typology of crime, and on the suitability of the sanctions offered by the Italian judicial system. In order to select the sentences, reference is made to the following counts of indictment: art. 575, 576, 577 penal code (murder and concerning aggravating circumstances), art. 578 penal code (infanticide in terms of moral and material abandonment), art. 579 penal code (murder of the consenting partner), art. 580 penal code (support or incitement to suicide), art. 584 penal code (manslaughter); art. 572, paragraph II, penal code (abuse in family worsened by death event), art. 591, paragraph III penal code (abandon of a minor or legally incompetent person worsened by death event). From subjective point of view, the focus has been on relationships called “proximity relationships”. This terms refer to all those relationships – love, proximity, affection, cohabitation – that develop also outside of the close family environment, but involving ties of affective stability. One need only consider, for example, the engagement relationships, cohabitation more uxorio relationships, love relationships in progress or cut short between either hetero or homosexual people, cohabitation relationships between people not necessarily tied up by love relationship (carer and landlord), extramarital relationships. The sentences have been gathered and presented schematized within suitable plan of analysis, thought out with the aim of simplifying the subsequent synthesis of the data that can be drawn from. This preliminary stage, concerning the reading and the schematization of the wide selection literature, is followed by a work of synthesis on the information drawn from the sentences. The aim of this work is to give a general view on data about perpetrators, victims, their profiles, motives, procedural outcomes, etc. Afterwards, an analysis has been made on data concerning the sanctioning procedure, with particular attention to the circumstances system, the outcomes of counterbalance judgement and to the criteria affecting the determination of the punishment. A partition of the sentences into four groups was believed to be useful, according to the extent of the punishment actually inflicted. A distinction has been made among manslaughters punished with life imprisonment, with detention from 24 years to 30 years, from 21-year sentence to 24-year sentence, and in the end with punishment below 21 years. For each group the most significative sentences have been analysed in detail with the aim of singling out the parameters which played a decisive role in the judge’s discretionary power concerning the sanctioning procedure of each case. To sum up this work, research into the homicide rules and regulations in the Italian judicial system and in the main European judicial systems has been carried out. Here, particular attention has been paid to those judicial systems where the lawmaker has kept a distinction between two different typologies of homicide, according to their major or minor atrocity. The analysis pointed out that the punishment inflicted for this kind of offence is often milder than punishment theoretically provided by the Code on articles 575, 576 and 577. As a matter of fact, one may notice a trend in order to limit the punishment through the granting of extenuating circumstances, which, often, annul completely the effects of the charged aggravating circumstances during balancing judgement. This situation creates inevitable tension with the rule of law and the certainty of the punishment, as well as problems of coherence with respect to very different sanctions prescribed even on the same count of indictment. Besides, the judge is given too much discretionary power in establishing the punishment for homicide, and his discretionary power might diverge a lot from the lawmaker’s judgement. After verifying the above-mentioned matter, a proposal is put forward to adopt, also in Italy, a legal distinction between the two typologies of homicide: on one hand atrocious homicide and on the other hand minor gravity homicide, both typologies distinct from the profile of typical conduct as well as the punishment point of view. In this way, it could be possible to enhance, even at the source, the difference between cases of dissimilar gravity, reducing the risk of applying sanctions that may diverge a lot from the rules and expectations, therefore making the judges’ decisions closer to the Code regulations at the moment of applying punishment.

Oggetto di questa tesi di dottorato è l’analisi del trattamento sanzionatorio applicato a 175 casi di omicidi “in famiglia”, giudicati nel periodo di tempo che va dal 1997 al 2007 dalle Corti d’Assise d’Appello di Torino e di Milano. La ricerca si inserisce all’interno di uno studio più ampio, e tuttora in corso di svolgimento, avente come obiettivo l’analisi delle sentenze pronunciate in tema di omicidi in famiglia da tutte le Corti d’Assise d’Appello del territorio nazionale nell’arco di tempo sopraindicato. L’indagine viene svolta studiando l’omicidio di prossimità sia sotto il profilo strettamente criminologico e sociologico, sia sotto il profilo giuridico, e ha come scopo quello di fornire degli spunti di riflessione su quali siano le radici e le ragioni profonde che generano questa peculiare tipologia di delitti e sull’adeguatezza delle risposte sanzionatorie approntate dal nostro ordinamento. Ai fini della selezione delle sentenze, si è fatto riferimento ai seguenti capi di imputazione: art. 575, 576, 577 c.p. (delitto di omicidio e relative circostanze aggravanti), art. 578 c.p. (infanticidio in condizioni di abbandono morale e materiale), art. 579 c.p. (omicidio del consenziente), art. 580 c.p. (aiuto o istigazione al suicidio), art. 584 c.p. (omicidio preterintenzionale); art. 572, co. II, c.p. (maltrattamenti in famiglia aggravati dall’evento morte), art. 591, co. III, c.p. (abbandono di persone minori o incapaci aggravati dall’evento morte). Sotto il profilo soggettivo, invece, oggetto di attenzione sono stati i rapporti che chiameremo di “prossimità”. Con questo termine ci si vuole riferire a tutte quelle relazioni - sentimentali, di vicinanza, di affezione, di coabitazione - che si svolgono anche al di fuori del contesto strettamente familiare, ma che involgono legami di stabilità affettiva. Si pensi, ad esempio, a rapporti di fidanzamento, di convivenza more uxorio, a relazioni sentimentali in corso o interrotte tra etero o omosessuali, a rapporti di coabitazione fra persone non necessariamente legate da relazioni sentimentali (badante e padrone di casa), a relazioni extraconiugali. Le sentenze raccolte, complessivamente 175, sono state schematizzate in apposite griglie di analisi, pensate al fine di agevolare la successiva sintesi dei dati da esse ricavabili. A questa fase preliminare di lettura e schematizzazione dell’ampio materiale selezionato, è seguito un lavoro di sintesi delle informazioni ricavate dalle sentenze, al fine di avere una visione d’insieme dei dati riguardanti autori e vittime, i loro profili, le loro relazioni, i moventi, gli esiti processuali, ecc… Si è poi passati all’analisi dei dati concernenti il trattamento sanzionatorio, con particolare riguardo al regime delle circostanze, agli esiti del giudizio di bilanciamento e ai criteri che hanno maggiormente influito sulla determinazione della pena. A tal fine, abbiamo ritenuto utile procedere attraverso una suddivisione delle sentenze in quattro gruppi, a seconda della misura della pena in concreto irrogata. Abbiamo pertanto distinto fra omicidi puniti con l’ergastolo, con la reclusione da anni 24 ad anni 30, da anni 21 ad anni 24 anni e, infine, con pene inferiori agli anni 21. Si è poi proceduto, per ciascun gruppo, ad una analisi dettagliata delle sentenze più significative, al fine di individuare i parametri che hanno avuto un ruolo determinante nel guidare la discrezionalità del giudice in ordine al trattamento sanzionatorio di ciascun caso. A conclusione dell’elaborato, viene proposta una trattazione della disciplina dell’omicidio nell’ordinamento italiano e nei principali sistemi giuridici europei; ponendo particolare attenzione a quegli ordinamenti in cui il legislatore ha mantenuto una distinzione fra due diverse tipologie di omicidio, a seconda della maggiore o minore atrocità che li connota. L’analisi svolta ha messo in evidenza che le pene inflitte per questo tipo di reati sono sovente più miti di quelle che il codice astrattamente prevede agli articoli 575, 576 e 577. Si riscontra, infatti, una tendenza dei Giudici a contenere la pena attraverso la concessione di circostanze attenuanti che, spesso, in sede di giudizio di bilanciamento, elidono totalmente gli effetti delle aggravanti contestate. Ciò crea delle inevitabili tensioni con il principio di legalità e di certezza della pena, nonché problemi di coerenza a fronte di risposte sanzionatorie molto diverse pur in presenza di un identico capo di imputazione. Inoltre, viene lasciata una eccessiva discrezionalità al giudice nella determinazione della pena per l’omicidio, che può così discostarsi, anche di molto, dalle previsioni del legislatore. Constatato quanto sopra, a conclusione del lavoro viene formulata la proposta di adottare, anche nel nostro Paese, una distinzione legislativa fra due forme di omicidio, una “atroce” e un’altra connotata da minore gravità, distinte già sotto il profilo della condotta tipica, oltre che sul piano della pena. In tal modo, si consentirebbe di valorizzare, già a monte, la differenza fra casi di diversa gravità, riducendo il rischio di applicare sanzioni che si discostano eccessivamente dalle previsioni normative e rendendo le decisioni dei Giudici in punto di pena più aderenti alla disciplina del codice.

Omicidi di prossimità: dieci anni di casi nei distretti giudiziari di Milano e di Torino / Sbabo, Emanuela. - (2010 Jan 25).

Omicidi di prossimità: dieci anni di casi nei distretti giudiziari di Milano e di Torino

Sbabo, Emanuela
2010

Abstract

Oggetto di questa tesi di dottorato è l’analisi del trattamento sanzionatorio applicato a 175 casi di omicidi “in famiglia”, giudicati nel periodo di tempo che va dal 1997 al 2007 dalle Corti d’Assise d’Appello di Torino e di Milano. La ricerca si inserisce all’interno di uno studio più ampio, e tuttora in corso di svolgimento, avente come obiettivo l’analisi delle sentenze pronunciate in tema di omicidi in famiglia da tutte le Corti d’Assise d’Appello del territorio nazionale nell’arco di tempo sopraindicato. L’indagine viene svolta studiando l’omicidio di prossimità sia sotto il profilo strettamente criminologico e sociologico, sia sotto il profilo giuridico, e ha come scopo quello di fornire degli spunti di riflessione su quali siano le radici e le ragioni profonde che generano questa peculiare tipologia di delitti e sull’adeguatezza delle risposte sanzionatorie approntate dal nostro ordinamento. Ai fini della selezione delle sentenze, si è fatto riferimento ai seguenti capi di imputazione: art. 575, 576, 577 c.p. (delitto di omicidio e relative circostanze aggravanti), art. 578 c.p. (infanticidio in condizioni di abbandono morale e materiale), art. 579 c.p. (omicidio del consenziente), art. 580 c.p. (aiuto o istigazione al suicidio), art. 584 c.p. (omicidio preterintenzionale); art. 572, co. II, c.p. (maltrattamenti in famiglia aggravati dall’evento morte), art. 591, co. III, c.p. (abbandono di persone minori o incapaci aggravati dall’evento morte). Sotto il profilo soggettivo, invece, oggetto di attenzione sono stati i rapporti che chiameremo di “prossimità”. Con questo termine ci si vuole riferire a tutte quelle relazioni - sentimentali, di vicinanza, di affezione, di coabitazione - che si svolgono anche al di fuori del contesto strettamente familiare, ma che involgono legami di stabilità affettiva. Si pensi, ad esempio, a rapporti di fidanzamento, di convivenza more uxorio, a relazioni sentimentali in corso o interrotte tra etero o omosessuali, a rapporti di coabitazione fra persone non necessariamente legate da relazioni sentimentali (badante e padrone di casa), a relazioni extraconiugali. Le sentenze raccolte, complessivamente 175, sono state schematizzate in apposite griglie di analisi, pensate al fine di agevolare la successiva sintesi dei dati da esse ricavabili. A questa fase preliminare di lettura e schematizzazione dell’ampio materiale selezionato, è seguito un lavoro di sintesi delle informazioni ricavate dalle sentenze, al fine di avere una visione d’insieme dei dati riguardanti autori e vittime, i loro profili, le loro relazioni, i moventi, gli esiti processuali, ecc… Si è poi passati all’analisi dei dati concernenti il trattamento sanzionatorio, con particolare riguardo al regime delle circostanze, agli esiti del giudizio di bilanciamento e ai criteri che hanno maggiormente influito sulla determinazione della pena. A tal fine, abbiamo ritenuto utile procedere attraverso una suddivisione delle sentenze in quattro gruppi, a seconda della misura della pena in concreto irrogata. Abbiamo pertanto distinto fra omicidi puniti con l’ergastolo, con la reclusione da anni 24 ad anni 30, da anni 21 ad anni 24 anni e, infine, con pene inferiori agli anni 21. Si è poi proceduto, per ciascun gruppo, ad una analisi dettagliata delle sentenze più significative, al fine di individuare i parametri che hanno avuto un ruolo determinante nel guidare la discrezionalità del giudice in ordine al trattamento sanzionatorio di ciascun caso. A conclusione dell’elaborato, viene proposta una trattazione della disciplina dell’omicidio nell’ordinamento italiano e nei principali sistemi giuridici europei; ponendo particolare attenzione a quegli ordinamenti in cui il legislatore ha mantenuto una distinzione fra due diverse tipologie di omicidio, a seconda della maggiore o minore atrocità che li connota. L’analisi svolta ha messo in evidenza che le pene inflitte per questo tipo di reati sono sovente più miti di quelle che il codice astrattamente prevede agli articoli 575, 576 e 577. Si riscontra, infatti, una tendenza dei Giudici a contenere la pena attraverso la concessione di circostanze attenuanti che, spesso, in sede di giudizio di bilanciamento, elidono totalmente gli effetti delle aggravanti contestate. Ciò crea delle inevitabili tensioni con il principio di legalità e di certezza della pena, nonché problemi di coerenza a fronte di risposte sanzionatorie molto diverse pur in presenza di un identico capo di imputazione. Inoltre, viene lasciata una eccessiva discrezionalità al giudice nella determinazione della pena per l’omicidio, che può così discostarsi, anche di molto, dalle previsioni del legislatore. Constatato quanto sopra, a conclusione del lavoro viene formulata la proposta di adottare, anche nel nostro Paese, una distinzione legislativa fra due forme di omicidio, una “atroce” e un’altra connotata da minore gravità, distinte già sotto il profilo della condotta tipica, oltre che sul piano della pena. In tal modo, si consentirebbe di valorizzare, già a monte, la differenza fra casi di diversa gravità, riducendo il rischio di applicare sanzioni che si discostano eccessivamente dalle previsioni normative e rendendo le decisioni dei Giudici in punto di pena più aderenti alla disciplina del codice.
25-gen-2010
The aim of this research doctorate dissertation is the analysis of the sanctioning procedure applied to 175 murder cases within the family environment, tried between 1997 and 2007 by the Court of Assizes of Turin and Milan. This research is part of a more extensive study that is still in progress, and its aim is to analyse the sentences pronounced in family homicide cases by all the Courts of Assizes in the Italian territory in the above-mentioned space of time. The research has been carried out investigating the proximity homicide from strict criminologic, sociological and legal points of view. The aim is to provide some starting points for considerations on the possible deep roots and motivation which produce this peculiar typology of crime, and on the suitability of the sanctions offered by the Italian judicial system. In order to select the sentences, reference is made to the following counts of indictment: art. 575, 576, 577 penal code (murder and concerning aggravating circumstances), art. 578 penal code (infanticide in terms of moral and material abandonment), art. 579 penal code (murder of the consenting partner), art. 580 penal code (support or incitement to suicide), art. 584 penal code (manslaughter); art. 572, paragraph II, penal code (abuse in family worsened by death event), art. 591, paragraph III penal code (abandon of a minor or legally incompetent person worsened by death event). From subjective point of view, the focus has been on relationships called “proximity relationships”. This terms refer to all those relationships – love, proximity, affection, cohabitation – that develop also outside of the close family environment, but involving ties of affective stability. One need only consider, for example, the engagement relationships, cohabitation more uxorio relationships, love relationships in progress or cut short between either hetero or homosexual people, cohabitation relationships between people not necessarily tied up by love relationship (carer and landlord), extramarital relationships. The sentences have been gathered and presented schematized within suitable plan of analysis, thought out with the aim of simplifying the subsequent synthesis of the data that can be drawn from. This preliminary stage, concerning the reading and the schematization of the wide selection literature, is followed by a work of synthesis on the information drawn from the sentences. The aim of this work is to give a general view on data about perpetrators, victims, their profiles, motives, procedural outcomes, etc. Afterwards, an analysis has been made on data concerning the sanctioning procedure, with particular attention to the circumstances system, the outcomes of counterbalance judgement and to the criteria affecting the determination of the punishment. A partition of the sentences into four groups was believed to be useful, according to the extent of the punishment actually inflicted. A distinction has been made among manslaughters punished with life imprisonment, with detention from 24 years to 30 years, from 21-year sentence to 24-year sentence, and in the end with punishment below 21 years. For each group the most significative sentences have been analysed in detail with the aim of singling out the parameters which played a decisive role in the judge’s discretionary power concerning the sanctioning procedure of each case. To sum up this work, research into the homicide rules and regulations in the Italian judicial system and in the main European judicial systems has been carried out. Here, particular attention has been paid to those judicial systems where the lawmaker has kept a distinction between two different typologies of homicide, according to their major or minor atrocity. The analysis pointed out that the punishment inflicted for this kind of offence is often milder than punishment theoretically provided by the Code on articles 575, 576 and 577. As a matter of fact, one may notice a trend in order to limit the punishment through the granting of extenuating circumstances, which, often, annul completely the effects of the charged aggravating circumstances during balancing judgement. This situation creates inevitable tension with the rule of law and the certainty of the punishment, as well as problems of coherence with respect to very different sanctions prescribed even on the same count of indictment. Besides, the judge is given too much discretionary power in establishing the punishment for homicide, and his discretionary power might diverge a lot from the lawmaker’s judgement. After verifying the above-mentioned matter, a proposal is put forward to adopt, also in Italy, a legal distinction between the two typologies of homicide: on one hand atrocious homicide and on the other hand minor gravity homicide, both typologies distinct from the profile of typical conduct as well as the punishment point of view. In this way, it could be possible to enhance, even at the source, the difference between cases of dissimilar gravity, reducing the risk of applying sanctions that may diverge a lot from the rules and expectations, therefore making the judges’ decisions closer to the Code regulations at the moment of applying punishment.
omicidio, famiglia, violenza domestica, trattamento sanzionatorio
Omicidi di prossimità: dieci anni di casi nei distretti giudiziari di Milano e di Torino / Sbabo, Emanuela. - (2010 Jan 25).
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