The Epstein-Barr virus is a y-herpesvirus that preferentially infects human Blymphocytes. It is estimated that 95% of worldwide population is infected, but usually the infection happens during childhood and is asymptomatic. Beside the association to a self-limiting lymphoproliferative disease, infectious mononucleosis, the virus is related to the development of some human cancerous forms, which are characterized by different patterns of viral latency, like Burkitt’s lymphoma (BL) and some forms of gastric carcinoma (GC), Hodgkin’s lymphoma (HL) and nasopharyngeal carcinoma (NPC), and, finally, PTLD, post-transplant lymphoproliferative diseases. In addition to the latency genes, it is known the expression of different non-polyadenilated RNA (EBER) and, especially in the cases of NPC and GC, the expression of a transmembrane protein belonging to the lytic cycle, BARF1. BARF1 is a 221-aa protein with a transmembrane domain at the C-terminal. Only recently, its transforming and immortalizing roles have been demonstrated in human cells. Moreover, its extracellular domain can be cleaved and can act in a paracrin way as a growth factor on bystander cells, and it owns mitogenic activities. Nevertheless, its mitogenic and mutagenic properties are not well understood yet, but the importance of this protein in the pathways of neoplastic progression and its expression only on infected cells (or at the surface of those that can bind its secreted forms) render BARF1 an optimal target for a therapeutic approach of EBV-related tumours. Different strategies for the treatment of EBV-related neoplasms are currently in use in clinic. Some strategies reside on the reduction of the immunosuppressive regimen, on the exploitation of gene therapy, on the use of chemotherapy or antiviral drugs, or on the approaches of immunotherapy. The use of autologous or HLA-matched cytotoxic T lymphocytes (CTL) proved to be efficient and usually devoided of side effects, especially for PTLD patients. A different aspect of immunotherapy is based on the use of monoclonal antibodies (mAb), as it was already demonstrated in different clinical settings by the use of rituximab. In this PhD work, the generation and the in vitro evaluation of different monoclonal antibodies specific for BARF1 are described. Moreover, once their activity was established on cell culture in vitro, this approach was translated to some pre-clinical models, using immunodeficient mice bearing EBV-positive tumours. Also in these experiments, the antibodies proved to be therapeutically efficient. On one side, the use of mAb for the diagnosis and for the cure of malignancies is acquiring an increasing importance in the clinic, thanks to the specificity of action of these molecules and to their relative easiness of use, if compared to the cellular adoptive therapy. On the other side, although BARF1 functions and interactions with other proteins or cells are not well studied yet, it can be regarded as a promising target for EBV-related malignancies, since it is expressed in NPC and GC and owns important transforming properties, while being a lytic cycle protein.

Il virus di Epstein-Barr è un γ-herpesvirus che infetta preferenzialmente i linfociti B umani. Si stima che il 95% della popolazione mondiale sia infettata, ma normalmente tale infezione avviene nell’infanzia ed è asintomatica. Oltre ad essere l'agente causale di una malattia linfoproliferativa autolimitante, la mononucleosi infettiva, la presenza del virus è associata ad alcune neoplasie umane, caratterizzate da diversi pattern di espressione genetica. Alcune delle neoplasie EBV-associate sono il linfoma di Burkitt (BL) e alcune forme di carcinoma gastrico (GC), il linfoma di Hodgkin (HL) e il carcinoma nasofaringeo (NPC), e infine le malattie linfoproliferative post-trapianto (PTLD). Oltre ai geni di latenza, è nota l’espressione di diversi RNA non poliadenilati (EBER) e, soprattutto nei casi di NPC e di GC, l’espressione da parte delle cellule infettate di una proteina transmembrana del ciclo litico, BARF1. BARF1 è una proteina di 221 aminoacidi, con una porzione transmembrana al C-terminale. Solo recentemente ne è stato dimostrato il ruolo trasformante ed immortalizzante in cellule umane. Inoltre, il dominio extracellulare può essere tagliato, ed è in grado di agire in modo paracrino come fattore di crescita per le cellule adiacenti, possedendo infatti attività mitogena. In generale, tuttavia, le attività mitogene e mutagene non sono state ancora completamente elucidate, ma l’importanza di questa proteina nei pathway di progressione neoplastica e la sua espressione unicamente nelle cellule infettate (o in quelle che ne legano la forma secreta) la rendono un ottimo candidato come bersaglio per un approccio terapeutico delle neoplasie EBV-correlate. Esistono diversi orientamenti terapeutici nei confronti delle neoplasie EBV-relate; alcune strategie prevedono la riduzione del regime di immunosoppressione, soprattutto per il trattamento di PTLD, la somministrazione di farmaci antivirali, la terapia genica, l’uso di chemioterapici e approcci di immunoterapia. L’uso di linfociti T citotossici (CTL) autologhi o da donatori compatibili si è dimostrata efficace e generalmente priva di effetti collaterali, soprattutto in pazienti affetti da PTLD. Un altro aspetto dell’immunoterapia prevede l’utilizzo di anticorpi monoclonali (mAb), come già dimostrato in ambito clinico dall'utilizzo di rituximab. In questo progetto di Dottorato viene descritta la generazione e la valutazione in vitro di diversi anticorpi monoclonali specifici per BARF1. Inoltre, una volta dimostratane l'attività su colture cellulari in vitro, si è traslato l'approccio ad alcuni modelli pre-clinici sfruttando topi immunodeficienti portatori di tumore EBV-positivo. Anche in questi esperimenti è stato possibile dimostrare l'efficacia terapeutica degli anticorpi prodotti. Da un lato, l’utilizzo di mAb sia nella diagnosi che nella cura di neoplasie sta assumendo un’importanza crescente in ambito clinico, grazie alla specificità di azione di queste molecole e alla loro relativa facilità d’uso, soprattutto se paragonati all’immunoterapia cellulare adottiva. Dall’altro, BARF1, benchè non ne siano ancora state completamente studiate le funzioni e le interconnessioni con altre molecole o cellule, è sicuramente un target promettente per i tumori EBV-relati, in quanto, nonostante sia una proteina espressa durante il ciclo litico, è presente soprattutto nei casi di NPC e di GC, e possiede importanti funzioni trasformanti, anche con azione paracrina.

Targeting BARF1 for the therapeutic control of EBV-associated malignancies / Turrini, Riccardo. - (2010 Jan 28).

Targeting BARF1 for the therapeutic control of EBV-associated malignancies

Turrini, Riccardo
2010

Abstract

Il virus di Epstein-Barr è un γ-herpesvirus che infetta preferenzialmente i linfociti B umani. Si stima che il 95% della popolazione mondiale sia infettata, ma normalmente tale infezione avviene nell’infanzia ed è asintomatica. Oltre ad essere l'agente causale di una malattia linfoproliferativa autolimitante, la mononucleosi infettiva, la presenza del virus è associata ad alcune neoplasie umane, caratterizzate da diversi pattern di espressione genetica. Alcune delle neoplasie EBV-associate sono il linfoma di Burkitt (BL) e alcune forme di carcinoma gastrico (GC), il linfoma di Hodgkin (HL) e il carcinoma nasofaringeo (NPC), e infine le malattie linfoproliferative post-trapianto (PTLD). Oltre ai geni di latenza, è nota l’espressione di diversi RNA non poliadenilati (EBER) e, soprattutto nei casi di NPC e di GC, l’espressione da parte delle cellule infettate di una proteina transmembrana del ciclo litico, BARF1. BARF1 è una proteina di 221 aminoacidi, con una porzione transmembrana al C-terminale. Solo recentemente ne è stato dimostrato il ruolo trasformante ed immortalizzante in cellule umane. Inoltre, il dominio extracellulare può essere tagliato, ed è in grado di agire in modo paracrino come fattore di crescita per le cellule adiacenti, possedendo infatti attività mitogena. In generale, tuttavia, le attività mitogene e mutagene non sono state ancora completamente elucidate, ma l’importanza di questa proteina nei pathway di progressione neoplastica e la sua espressione unicamente nelle cellule infettate (o in quelle che ne legano la forma secreta) la rendono un ottimo candidato come bersaglio per un approccio terapeutico delle neoplasie EBV-correlate. Esistono diversi orientamenti terapeutici nei confronti delle neoplasie EBV-relate; alcune strategie prevedono la riduzione del regime di immunosoppressione, soprattutto per il trattamento di PTLD, la somministrazione di farmaci antivirali, la terapia genica, l’uso di chemioterapici e approcci di immunoterapia. L’uso di linfociti T citotossici (CTL) autologhi o da donatori compatibili si è dimostrata efficace e generalmente priva di effetti collaterali, soprattutto in pazienti affetti da PTLD. Un altro aspetto dell’immunoterapia prevede l’utilizzo di anticorpi monoclonali (mAb), come già dimostrato in ambito clinico dall'utilizzo di rituximab. In questo progetto di Dottorato viene descritta la generazione e la valutazione in vitro di diversi anticorpi monoclonali specifici per BARF1. Inoltre, una volta dimostratane l'attività su colture cellulari in vitro, si è traslato l'approccio ad alcuni modelli pre-clinici sfruttando topi immunodeficienti portatori di tumore EBV-positivo. Anche in questi esperimenti è stato possibile dimostrare l'efficacia terapeutica degli anticorpi prodotti. Da un lato, l’utilizzo di mAb sia nella diagnosi che nella cura di neoplasie sta assumendo un’importanza crescente in ambito clinico, grazie alla specificità di azione di queste molecole e alla loro relativa facilità d’uso, soprattutto se paragonati all’immunoterapia cellulare adottiva. Dall’altro, BARF1, benchè non ne siano ancora state completamente studiate le funzioni e le interconnessioni con altre molecole o cellule, è sicuramente un target promettente per i tumori EBV-relati, in quanto, nonostante sia una proteina espressa durante il ciclo litico, è presente soprattutto nei casi di NPC e di GC, e possiede importanti funzioni trasformanti, anche con azione paracrina.
28-gen-2010
The Epstein-Barr virus is a y-herpesvirus that preferentially infects human Blymphocytes. It is estimated that 95% of worldwide population is infected, but usually the infection happens during childhood and is asymptomatic. Beside the association to a self-limiting lymphoproliferative disease, infectious mononucleosis, the virus is related to the development of some human cancerous forms, which are characterized by different patterns of viral latency, like Burkitt’s lymphoma (BL) and some forms of gastric carcinoma (GC), Hodgkin’s lymphoma (HL) and nasopharyngeal carcinoma (NPC), and, finally, PTLD, post-transplant lymphoproliferative diseases. In addition to the latency genes, it is known the expression of different non-polyadenilated RNA (EBER) and, especially in the cases of NPC and GC, the expression of a transmembrane protein belonging to the lytic cycle, BARF1. BARF1 is a 221-aa protein with a transmembrane domain at the C-terminal. Only recently, its transforming and immortalizing roles have been demonstrated in human cells. Moreover, its extracellular domain can be cleaved and can act in a paracrin way as a growth factor on bystander cells, and it owns mitogenic activities. Nevertheless, its mitogenic and mutagenic properties are not well understood yet, but the importance of this protein in the pathways of neoplastic progression and its expression only on infected cells (or at the surface of those that can bind its secreted forms) render BARF1 an optimal target for a therapeutic approach of EBV-related tumours. Different strategies for the treatment of EBV-related neoplasms are currently in use in clinic. Some strategies reside on the reduction of the immunosuppressive regimen, on the exploitation of gene therapy, on the use of chemotherapy or antiviral drugs, or on the approaches of immunotherapy. The use of autologous or HLA-matched cytotoxic T lymphocytes (CTL) proved to be efficient and usually devoided of side effects, especially for PTLD patients. A different aspect of immunotherapy is based on the use of monoclonal antibodies (mAb), as it was already demonstrated in different clinical settings by the use of rituximab. In this PhD work, the generation and the in vitro evaluation of different monoclonal antibodies specific for BARF1 are described. Moreover, once their activity was established on cell culture in vitro, this approach was translated to some pre-clinical models, using immunodeficient mice bearing EBV-positive tumours. Also in these experiments, the antibodies proved to be therapeutically efficient. On one side, the use of mAb for the diagnosis and for the cure of malignancies is acquiring an increasing importance in the clinic, thanks to the specificity of action of these molecules and to their relative easiness of use, if compared to the cellular adoptive therapy. On the other side, although BARF1 functions and interactions with other proteins or cells are not well studied yet, it can be regarded as a promising target for EBV-related malignancies, since it is expressed in NPC and GC and owns important transforming properties, while being a lytic cycle protein.
BARF1, EBV, monoclonal antibody, immunotherapy
Targeting BARF1 for the therapeutic control of EBV-associated malignancies / Turrini, Riccardo. - (2010 Jan 28).
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