The dissertation takes as its main purpose that of enlightening the rife and rampant role of revenue in contemporary legal systems and the damage it inflicts to the appropriate functioning of Democracy. The first chapter aspires at reconstructing the very concept of revenue. Under an economic perspective, in fact, it can be defined as a “slothful” source of income, in direct contraposition with the “industrious” one that onlylabour can create. Itthen focuses on financial revenue- undoubtedly the most widespread manifestation of this form of wealth in the contemporary world - , and the role played by institutional investors in capital markets. Shifting to the constitutional and political value of revenue, the chapter ends with a series of data concerning the global financial and economic crisis, aiming at underlining the infectivity thatafflicts modern western democracies. The second chapter opens with the elucidation of the rationale for a constitutionally oriented inquiry of financial revenue. The author is aware that, once underlined the supranational nature of financial markets’ rules and regulations, the inquiry could appear in the best case scenario pointless, and the parameter obsolete. Nevertheless, anticipating such potential objections, he takes his first step considering the very essence of the Italian Constitution. If its hard core is made of unalterable and non-negotiable principles that stand as keepers of the unchangeable values of democracy and if, thus, they are the constitutional limit to the process of the globalization of rules, it can be derivedthat the rife role revenue plays, actually determines a double deficit of democracy in contemporary legal systems. The democratic principle is, in fact, afflicted both in its concrete and formal acceptation. Recalling the substantial slothfulness of revenue, it is quite straightforward howthe betrayal of the principle according to which the Republic is established on labour deeply affects Democracy in its first sense, while themajorelusion of the principle of popular sovereignty strikes it its second acceptation. Taking this last aspect of the rife and rampant role of revenue, the third chapter deals with the problems that implementation of supranational and global rules governing financial markets creates. From this perspective, the author aims at understanding where, in this field, the real and concrete damage to the democratic principle must be found. It is the ability institutional investors acquired of bending public policy makers’ choicesthrough non-institutional channels – notably, personal relationships, or the lobbies’ and rating agencies’ pressure power -in order to make them match their interests what accredited them so much weight to be able to influence the balance of world powers. But if private institutions as institutional investors have a vital role in the world’s policymaking, and public – and elected – entities are just second level actors, what kind of popular sovereignty can be spoken about? The chapter and, thus, the research, ends with some practical and theoretical hints aiming at creating a remedy to such a substantial erosion of citizens’ role

Il lavoro di ricerca si propone di mettere in luce il ruolo pervasivo della rendita negli ordinamenti giuridici contemporanei ed il vulnus che esso reca al funzionamento dello Stato democratico. Nel primo capitolo viene ricostruita innanzitutto la nozione di rendita, sotto il profilo economico, come fonte di reddito che attribuisce all’individuo un guadagno “ozioso”, in contrapposizione a quello “dispendioso” derivante dal lavoro. Si concentra quindi l’attenzione sulle rendite finanziarie, che rappresentano la manifestazione più diffusa di questa forma di ricchezza nell’epoca contemporanea, e sul ruolo di primo piano assunto sul mercato dei capitali dagli investitori istituzionali. Successivamente, si approfondisce il rilievo politico e costituzionale del fenomeno economico “rendita” e, in questa prospettiva, il capitolo si chiude con una serie di dati relativi all’attuale crisi finanziaria ed economica globale, che danno conto della situazione di ineffettività in cui versano le democrazie occidentali contemporanee. Nel secondo capitolo viene chiarito il significato di un’indagine costituzionale sulla rendita finanziaria a fronte di alcune possibili obiezioni, tra cui, in particolare, quella della “inutilità” del parametro di riferimento in virtù della derivazione sovranazionale della normativa concernente i mercati finanziari. A tal proposito, viene valorizzata l’esistenza nella Costituzione italiana di alcuni principi supremi dell’ordinamento, che sono immodificabili in quanto posti a tutela di valori non negoziabili della democrazia. Rinvenuto in essi il limite costituzionale al processo di globalizzazione delle regole, si sottolinea come il ruolo pervasivo della rendita determini, in realtà, un duplice deficit democratico all’interno degli ordinamenti giuridici contemporanei: da un lato, un deficit di democrazia “materiale”, che si traduce nella negazione del fondamento sul lavoro della Repubblica; dall’altro, un deficit di democrazia “formale”, che trova la sua causa in un’elusione sostanziale del principio di sovranità popolare. Appuntando l’attenzione su quest’ultimo aspetto del ruolo pervasivo della rendita, il terzo capitolo affronta più da vicino i problemi concernenti l’assunzione delle regole che accompagnano la globalizzazione dei mercati finanziari. In quest’ottica, il lavoro di ricerca evidenzia come il vero vulnus al principio democratico in questo settore normativo sia da rinvenire nella capacità degli investitori istituzionali di orientare a loro favore le scelte dei decisori pubblici, sfruttando canali alternativi rispetto a quelli istituzionali, quali i rapporti personali, le lobbies e le agenzie di rating. In sede conclusiva, vengono pertanto fornite alcune indicazioni di principio per porre rimedio, in una prospettiva de jure condendo, a tali forme di sostanziale elusione del principio di sovranità popolare

La tutela costituzionale della rendita ed i suoi limiti / Martini, Giacomo. - (2012 Jan 23).

La tutela costituzionale della rendita ed i suoi limiti

Martini, Giacomo
2012

Abstract

Il lavoro di ricerca si propone di mettere in luce il ruolo pervasivo della rendita negli ordinamenti giuridici contemporanei ed il vulnus che esso reca al funzionamento dello Stato democratico. Nel primo capitolo viene ricostruita innanzitutto la nozione di rendita, sotto il profilo economico, come fonte di reddito che attribuisce all’individuo un guadagno “ozioso”, in contrapposizione a quello “dispendioso” derivante dal lavoro. Si concentra quindi l’attenzione sulle rendite finanziarie, che rappresentano la manifestazione più diffusa di questa forma di ricchezza nell’epoca contemporanea, e sul ruolo di primo piano assunto sul mercato dei capitali dagli investitori istituzionali. Successivamente, si approfondisce il rilievo politico e costituzionale del fenomeno economico “rendita” e, in questa prospettiva, il capitolo si chiude con una serie di dati relativi all’attuale crisi finanziaria ed economica globale, che danno conto della situazione di ineffettività in cui versano le democrazie occidentali contemporanee. Nel secondo capitolo viene chiarito il significato di un’indagine costituzionale sulla rendita finanziaria a fronte di alcune possibili obiezioni, tra cui, in particolare, quella della “inutilità” del parametro di riferimento in virtù della derivazione sovranazionale della normativa concernente i mercati finanziari. A tal proposito, viene valorizzata l’esistenza nella Costituzione italiana di alcuni principi supremi dell’ordinamento, che sono immodificabili in quanto posti a tutela di valori non negoziabili della democrazia. Rinvenuto in essi il limite costituzionale al processo di globalizzazione delle regole, si sottolinea come il ruolo pervasivo della rendita determini, in realtà, un duplice deficit democratico all’interno degli ordinamenti giuridici contemporanei: da un lato, un deficit di democrazia “materiale”, che si traduce nella negazione del fondamento sul lavoro della Repubblica; dall’altro, un deficit di democrazia “formale”, che trova la sua causa in un’elusione sostanziale del principio di sovranità popolare. Appuntando l’attenzione su quest’ultimo aspetto del ruolo pervasivo della rendita, il terzo capitolo affronta più da vicino i problemi concernenti l’assunzione delle regole che accompagnano la globalizzazione dei mercati finanziari. In quest’ottica, il lavoro di ricerca evidenzia come il vero vulnus al principio democratico in questo settore normativo sia da rinvenire nella capacità degli investitori istituzionali di orientare a loro favore le scelte dei decisori pubblici, sfruttando canali alternativi rispetto a quelli istituzionali, quali i rapporti personali, le lobbies e le agenzie di rating. In sede conclusiva, vengono pertanto fornite alcune indicazioni di principio per porre rimedio, in una prospettiva de jure condendo, a tali forme di sostanziale elusione del principio di sovranità popolare
23-gen-2012
The dissertation takes as its main purpose that of enlightening the rife and rampant role of revenue in contemporary legal systems and the damage it inflicts to the appropriate functioning of Democracy. The first chapter aspires at reconstructing the very concept of revenue. Under an economic perspective, in fact, it can be defined as a “slothful” source of income, in direct contraposition with the “industrious” one that onlylabour can create. Itthen focuses on financial revenue- undoubtedly the most widespread manifestation of this form of wealth in the contemporary world - , and the role played by institutional investors in capital markets. Shifting to the constitutional and political value of revenue, the chapter ends with a series of data concerning the global financial and economic crisis, aiming at underlining the infectivity thatafflicts modern western democracies. The second chapter opens with the elucidation of the rationale for a constitutionally oriented inquiry of financial revenue. The author is aware that, once underlined the supranational nature of financial markets’ rules and regulations, the inquiry could appear in the best case scenario pointless, and the parameter obsolete. Nevertheless, anticipating such potential objections, he takes his first step considering the very essence of the Italian Constitution. If its hard core is made of unalterable and non-negotiable principles that stand as keepers of the unchangeable values of democracy and if, thus, they are the constitutional limit to the process of the globalization of rules, it can be derivedthat the rife role revenue plays, actually determines a double deficit of democracy in contemporary legal systems. The democratic principle is, in fact, afflicted both in its concrete and formal acceptation. Recalling the substantial slothfulness of revenue, it is quite straightforward howthe betrayal of the principle according to which the Republic is established on labour deeply affects Democracy in its first sense, while themajorelusion of the principle of popular sovereignty strikes it its second acceptation. Taking this last aspect of the rife and rampant role of revenue, the third chapter deals with the problems that implementation of supranational and global rules governing financial markets creates. From this perspective, the author aims at understanding where, in this field, the real and concrete damage to the democratic principle must be found. It is the ability institutional investors acquired of bending public policy makers’ choicesthrough non-institutional channels – notably, personal relationships, or the lobbies’ and rating agencies’ pressure power -in order to make them match their interests what accredited them so much weight to be able to influence the balance of world powers. But if private institutions as institutional investors have a vital role in the world’s policymaking, and public – and elected – entities are just second level actors, what kind of popular sovereignty can be spoken about? The chapter and, thus, the research, ends with some practical and theoretical hints aiming at creating a remedy to such a substantial erosion of citizens’ role
rendita/revenue, investitori istituzionali/institutional investors, conflitto di interesse/conflict of interest, gruppi di pressione/lobbies, agenzie di rating/rating agencies'
La tutela costituzionale della rendita ed i suoi limiti / Martini, Giacomo. - (2012 Jan 23).
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
La_tutela_costituzionale_della_rendita_ed_i_suoi_limiti.pdf

accesso aperto

Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Non specificato
Dimensione 2.03 MB
Formato Adobe PDF
2.03 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3421757
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact