The thesis concerns «The disciplinary responsibility in the labour relationship with the public administration». Despite the differences with the system of private labour, related to peculiarities of public employment, the legislator is still following the trend of privatization, even after the reform of 2009. The first chapter analyses the legal basis of disciplinary power, its function and sources of law system regulating disciplinary responsibility. After the so-called “Brunetta Reform”, disciplinary power maintains a private nature, grounded on the employment contract. D.Lgs. no. 150/2009 has enlarged the institutions explicitly regulated by legislative provisions and narrowed the role of collective bargaining agreements. Nonetheless it has not caused a return to a public system of regulation. The disciplinary provisions do not directly aim the protection of public interests, but a private one, concerning the contract of employment. Also the direct effect of the “public employees behaviour code”, provided for by L. n. 190/2012, does not demonstrate that the code is aimed to protect public interests, as proved by a comparison with ethical codes of private enterprises. The second chapter concerns disciplinary infringements and sanctions. It starts with considerations about public employees’ contractual obligation, especially about due of loyalty, analysed in relationship with the provisions about incompatibility. The pros and cons of the new regulation on the publication of the disciplinary code on Public administration website are also underlined. The disciplinary infringements introduced by legislative provisions are analyzed in comparison with the ones provided by collective bargaining agreements, trying to give an interpretation with the regulation relevant with the principles of private employment contract. Sanctions provided by the legislator are still to be applied under the proportionality principle. They are aimed to re-establish the regular labour activity. The chapter is concluded by remarks on conservative sanctions and recidivism. The third chapter analyses some aspects of the disciplinary proceeding, with special reference to time limits and active subjects, in relationship with the function of the disciplinary power. On the basis of the new regulation on the time limits of the disciplinary procedure, the legislator has endorsed public managers with the responsibility of granting the effectiveness of the disciplinary system. Moreover, the research analyses the limits of collective bargaining agreements’ competence, and how they have performed these their function. The public administration maintains a discretionary power on sanctions. This is proved by the analysis of the discretionary conciliation on disciplinary sanctions (art. 55, par. 3, D.Lgs. no. 165/2001), facultative conciliation (art. 410 et seq C.P.C.) and arbitration. The last is still provided by legislation but cannot be established and regulated by collective bargaining agreement. Finally the fourth chapter deals with the disciplinary responsibility of the public managers, who have the assignment to wield the power on other public employees with no directive position. Disciplinary action is compulsory by law. However, some exceptions are provided on the basis of certain interpretations of art. 55 sexies, par. 3, D.Lgs. no. 165/2001. According to these ideas, managers are allowed not to apply sanctions under a justified reason, on the basis of their discretional evaluation. Nevertheless, a power whose use is provided as compulsory by law is not necessarily aimed to a public interest. In some cases the compulsory use of powers is provided also in the private sector. In this chapter pros and cons of the new rules on the application of conservative sanctions on public managers are emphasized, and some proposals are formulated in order to improve the effectiveness of the relevant legal regime. The thesis ends with some remarks about the dismissal of public managers, and about the protection in case of unjustified dismissal, considering also the debate about the application to the public employment of the art. 18, L. no. 300/1970, modified by L. no. 92/2012

La ricerca ha ad oggetto «La responsabilità disciplinare nel rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione». L'idea di fondo che sorregge la tesi, con argomenti fondati sul dato legislativo e sull'interpretazione sistematica delle norme pertinenti, è che, malgrado gli elementi distorsivi rispetto all'assetto privatistico, insiti nella specialità del rapporto, la scelta di fondo della privatizzazione permane anche dopo la riforma del 2009. Il primo capitolo analizza il fondamento giuridico del potere disciplinare, la sua funzione e il rapporto tra le fonti. Il potere disciplinare, anche dopo la riforma del 2009, continua ad essere un potere privatistico, fondato sul contratto individuale di lavoro. Il d.lgs. n. 150 del 2009 ha operato una forte ri-legificazione del rapporto, ma non una sua ri-pubblicizzazione. Il potere disciplinare non è direttamente funzionalizzato al perseguimento di finalità pubblicistiche. Anche la diretta efficacia del codice di comportamento, certa dopo l'emanazione della l. n. 190 del 2012, non determina una diretta funzionalizzazione degli obblighi in esso previsti, e per dimostrarlo si opera un accostamento con i codici etici presenti nel settore del lavoro privato. Il secondo capitolo riguarda le infrazioni e le sanzioni disciplinari dei dipendenti pubblici. Si premettono alcune considerazioni sugli obblighi contrattuali dei dipendenti pubblici, in particolare sull'obbligo di fedeltà, esaminato in connessione con le regole sulle incompatibilità. Vengono evidenziati pregi e difetti della nuova regola in tema di pubblicità del codice disciplinare. L'analisi delle infrazioni tipizzate dal legislatore è svolta in costante confronto con quelle previste dai contratti collettivi, dandone un'interpretazione coerente con la disciplina privatistica. La conferma del principio di proporzionalità esclude qualsiasi automatismo nell'applicazione delle sanzioni previste in astratto dal legislatore. La funzione delle singole sanzioni è sempre riconducibile al ristabilimento della regolare attività lavorativa. Si riflette infine sulle sanzioni conservative ai dipendenti pubblici e sulla recidiva. Il terzo capitolo analizza alcuni aspetti del procedimento disciplinare, con riferimento ai termini e ai soggetti attivi, in stretto rapporto con la funzione del potere stesso. L'interpretazione della nuova disciplina dei termini del procedimento, induce a ritenere che il legislatore abbia addossato il rigore sanzionatorio in capo ai soggetti chiamati ad esercitare il potere disciplinare. Vengono inoltre esaminate le competenze rimaste al contratto collettivo, e il modo con cui i contratti le hanno esercitate. Permane una disponibilità della sanzione, come si evince dall'analisi della conciliazione non obbligatoria relativa alle sanzioni disciplinari (art. 55, co. 3, d.lgs. n. 165 del 2001), di quella pre-contenziosa ex art. 410 ss. c.p.c., e dell'arbitrato, che in materia disciplinare non è vietato, anche se non può essere previsto e disciplinato dai contratti collettivi. Il quarto capitolo infine ha ad oggetto la responsabilità disciplinare dei dirigenti, che sono anche titolari del potere disciplinare. Di regola, l'esercizio del potere è obbligatorio. Si ammettono però eccezioni, attraverso un'interpretazione dell'art. 55 sexies, co. 3, d.lgs. n. 165 del 2001, tale da non escludere che ci si possa astenere dall'irrogare la sanzione, anche per motivi di opportunità, in presenza di un giustificato motivo. L'obbligatorietà del potere non implica comunque una sua finalizzazione a fini pubblicistici: anche nel settore privato, ove tali finalità non vi sono, l'esercizio del potere è a volte considerato doveroso. Si evidenziano pregi e difetti della previsione di sanzioni conservative a carico dei dirigenti pubblici, formulando proposte in prospettiva de jure condendo. La tesi si conclude con alcune considerazioni sul licenziamento dei dirigenti pubblici, e sulla tutela in caso di recesso illegittimo, anche alla luce del problema dell'applicazione dell'art. 18 Stat. Lav. riformato dalla l. n. 92 del 2012 al pubblico impiego

La responsabilità disciplinare nel rapporto di lavoro con la Pubblica Amministrazione / Lima, Alessandro. - (2013 Jan 23).

La responsabilità disciplinare nel rapporto di lavoro con la Pubblica Amministrazione

Lima, Alessandro
2013

Abstract

La ricerca ha ad oggetto «La responsabilità disciplinare nel rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione». L'idea di fondo che sorregge la tesi, con argomenti fondati sul dato legislativo e sull'interpretazione sistematica delle norme pertinenti, è che, malgrado gli elementi distorsivi rispetto all'assetto privatistico, insiti nella specialità del rapporto, la scelta di fondo della privatizzazione permane anche dopo la riforma del 2009. Il primo capitolo analizza il fondamento giuridico del potere disciplinare, la sua funzione e il rapporto tra le fonti. Il potere disciplinare, anche dopo la riforma del 2009, continua ad essere un potere privatistico, fondato sul contratto individuale di lavoro. Il d.lgs. n. 150 del 2009 ha operato una forte ri-legificazione del rapporto, ma non una sua ri-pubblicizzazione. Il potere disciplinare non è direttamente funzionalizzato al perseguimento di finalità pubblicistiche. Anche la diretta efficacia del codice di comportamento, certa dopo l'emanazione della l. n. 190 del 2012, non determina una diretta funzionalizzazione degli obblighi in esso previsti, e per dimostrarlo si opera un accostamento con i codici etici presenti nel settore del lavoro privato. Il secondo capitolo riguarda le infrazioni e le sanzioni disciplinari dei dipendenti pubblici. Si premettono alcune considerazioni sugli obblighi contrattuali dei dipendenti pubblici, in particolare sull'obbligo di fedeltà, esaminato in connessione con le regole sulle incompatibilità. Vengono evidenziati pregi e difetti della nuova regola in tema di pubblicità del codice disciplinare. L'analisi delle infrazioni tipizzate dal legislatore è svolta in costante confronto con quelle previste dai contratti collettivi, dandone un'interpretazione coerente con la disciplina privatistica. La conferma del principio di proporzionalità esclude qualsiasi automatismo nell'applicazione delle sanzioni previste in astratto dal legislatore. La funzione delle singole sanzioni è sempre riconducibile al ristabilimento della regolare attività lavorativa. Si riflette infine sulle sanzioni conservative ai dipendenti pubblici e sulla recidiva. Il terzo capitolo analizza alcuni aspetti del procedimento disciplinare, con riferimento ai termini e ai soggetti attivi, in stretto rapporto con la funzione del potere stesso. L'interpretazione della nuova disciplina dei termini del procedimento, induce a ritenere che il legislatore abbia addossato il rigore sanzionatorio in capo ai soggetti chiamati ad esercitare il potere disciplinare. Vengono inoltre esaminate le competenze rimaste al contratto collettivo, e il modo con cui i contratti le hanno esercitate. Permane una disponibilità della sanzione, come si evince dall'analisi della conciliazione non obbligatoria relativa alle sanzioni disciplinari (art. 55, co. 3, d.lgs. n. 165 del 2001), di quella pre-contenziosa ex art. 410 ss. c.p.c., e dell'arbitrato, che in materia disciplinare non è vietato, anche se non può essere previsto e disciplinato dai contratti collettivi. Il quarto capitolo infine ha ad oggetto la responsabilità disciplinare dei dirigenti, che sono anche titolari del potere disciplinare. Di regola, l'esercizio del potere è obbligatorio. Si ammettono però eccezioni, attraverso un'interpretazione dell'art. 55 sexies, co. 3, d.lgs. n. 165 del 2001, tale da non escludere che ci si possa astenere dall'irrogare la sanzione, anche per motivi di opportunità, in presenza di un giustificato motivo. L'obbligatorietà del potere non implica comunque una sua finalizzazione a fini pubblicistici: anche nel settore privato, ove tali finalità non vi sono, l'esercizio del potere è a volte considerato doveroso. Si evidenziano pregi e difetti della previsione di sanzioni conservative a carico dei dirigenti pubblici, formulando proposte in prospettiva de jure condendo. La tesi si conclude con alcune considerazioni sul licenziamento dei dirigenti pubblici, e sulla tutela in caso di recesso illegittimo, anche alla luce del problema dell'applicazione dell'art. 18 Stat. Lav. riformato dalla l. n. 92 del 2012 al pubblico impiego
23-gen-2013
The thesis concerns «The disciplinary responsibility in the labour relationship with the public administration». Despite the differences with the system of private labour, related to peculiarities of public employment, the legislator is still following the trend of privatization, even after the reform of 2009. The first chapter analyses the legal basis of disciplinary power, its function and sources of law system regulating disciplinary responsibility. After the so-called “Brunetta Reform”, disciplinary power maintains a private nature, grounded on the employment contract. D.Lgs. no. 150/2009 has enlarged the institutions explicitly regulated by legislative provisions and narrowed the role of collective bargaining agreements. Nonetheless it has not caused a return to a public system of regulation. The disciplinary provisions do not directly aim the protection of public interests, but a private one, concerning the contract of employment. Also the direct effect of the “public employees behaviour code”, provided for by L. n. 190/2012, does not demonstrate that the code is aimed to protect public interests, as proved by a comparison with ethical codes of private enterprises. The second chapter concerns disciplinary infringements and sanctions. It starts with considerations about public employees’ contractual obligation, especially about due of loyalty, analysed in relationship with the provisions about incompatibility. The pros and cons of the new regulation on the publication of the disciplinary code on Public administration website are also underlined. The disciplinary infringements introduced by legislative provisions are analyzed in comparison with the ones provided by collective bargaining agreements, trying to give an interpretation with the regulation relevant with the principles of private employment contract. Sanctions provided by the legislator are still to be applied under the proportionality principle. They are aimed to re-establish the regular labour activity. The chapter is concluded by remarks on conservative sanctions and recidivism. The third chapter analyses some aspects of the disciplinary proceeding, with special reference to time limits and active subjects, in relationship with the function of the disciplinary power. On the basis of the new regulation on the time limits of the disciplinary procedure, the legislator has endorsed public managers with the responsibility of granting the effectiveness of the disciplinary system. Moreover, the research analyses the limits of collective bargaining agreements’ competence, and how they have performed these their function. The public administration maintains a discretionary power on sanctions. This is proved by the analysis of the discretionary conciliation on disciplinary sanctions (art. 55, par. 3, D.Lgs. no. 165/2001), facultative conciliation (art. 410 et seq C.P.C.) and arbitration. The last is still provided by legislation but cannot be established and regulated by collective bargaining agreement. Finally the fourth chapter deals with the disciplinary responsibility of the public managers, who have the assignment to wield the power on other public employees with no directive position. Disciplinary action is compulsory by law. However, some exceptions are provided on the basis of certain interpretations of art. 55 sexies, par. 3, D.Lgs. no. 165/2001. According to these ideas, managers are allowed not to apply sanctions under a justified reason, on the basis of their discretional evaluation. Nevertheless, a power whose use is provided as compulsory by law is not necessarily aimed to a public interest. In some cases the compulsory use of powers is provided also in the private sector. In this chapter pros and cons of the new rules on the application of conservative sanctions on public managers are emphasized, and some proposals are formulated in order to improve the effectiveness of the relevant legal regime. The thesis ends with some remarks about the dismissal of public managers, and about the protection in case of unjustified dismissal, considering also the debate about the application to the public employment of the art. 18, L. no. 300/1970, modified by L. no. 92/2012
Responsabilità disciplinare/disciplinary responsibility Pubblico impiego/public employment Sanzioni disciplinari/disciplinary sanctions Dirigenti pubblici/public management Riforma Brunetta/Brunetta reform
La responsabilità disciplinare nel rapporto di lavoro con la Pubblica Amministrazione / Lima, Alessandro. - (2013 Jan 23).
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