This work is focused on Schlegel’s philosophy, as a thinking which makes possible to affront the problem of the role of subjectivity and philosophy in politics. In particular it deals with the three main spheres elaborated by Schlegel, and so I decided to evolve this text in three chapters: a. history, b. philosophy and critics as production of truth, c. possible interactions between philosophy and political institutions. I made interact these three spheres with the arguments that Schlegel uses to understand the role of philosophy and subjectivity: 1. the effort to rebuild links in the theoretical and political fragmentation which Schlegel sees; 2. the volatility of this effort; 3. the importance of philosophy in the production of an opening or window in established system of theory and politics, to continue in the effort to grasp the absolute, life and to give a key to the interpretation of chaos. These two groups of themes cross each other, and so they mark the weave of the present text, which faces the points 1., 2. and 3. in every field pointed out (a., b., c.). So I focused on Schlegel’s interpretation of the writing of subjective history, which always aims (without success) to objectivity (chap.1); on Schlegel’s conception of truth as a coherent construction (chap. 2); on the possibility of a community (chap.3). In every case the reconstruction is precarious, and can never became objective, universal and stable. From this results the rejection of an a priori history (chap.1), of an objective beauty (chap.2) and of modern natural law. Schlegel turns to the impossibility of the Universal and of a stable system of interpretation of, pointing to a lively and chaotic dimension through opening of those systems to life and changes. From this results the decision of writing fragments and not fixed philosophical systems, to defence of a subjective history and the project of a future not rationally necessary or inferable, but to the realisation of, people should work (chap.1); the importance of irony (chap.2); and the insertion in the State of a class (Stand) of savant not restricted in national borders, whose duty is to help keeping the order inside the States and to keep the attention on the processes of production of truth.

La domanda su cosa sia la filosofia è essenziale tanto quanto l’interrogarsi sul ruolo che essa sostiene all’interno del campo del sapere e delle relazioni umane. Questo è l’orizzonte entro cui si muove il presente lavoro e viene affrontato attraversando la filosofia di Friedrich Schlegel. Per affrontare il tema proposto, mi sono concentrata su tre ambiti che permettono anche di delineare una panoramica completa sulla filosofia schlegeliana: a) la storia, b) la filosofia come critica e produzione di verità, e c) l’interazione possibile tra filosofia e le istituzioni politiche. In questo modo è possibile approfondire i maggiori interessi del filosofo romantico, il quale iniziò le proprie riflessioni negli studi di storia dell’arte e sulle condizioni che permettono una ricostruzione storica. Tale ambito caratterizza l’intera filosofia schlegeliana (dagli studi letterari del 1794 alle lezioni di filosofia della storia del 1828). Grazie ad essi Schlegel formulò una declinazione dell’assoluto come movimento, come vita mai pienamente afferrabile e che è immanente nel mondo. E ne derivò anche l’interesse verso la questione di dove si collochi il soggetto che cerchi di comprendere e afferrare l’assoluto. Conseguentemente a questa formulazione, alla filosofia vengono attribuite caratteristiche che mettono al centro il problema della soggettività e del filosofo, la sua collocazione entro questo moto inarrestabile e le sue facoltà di comprenderlo. La filosofia si trasforma quindi in una critica che misura costantemente i propri risultati in confronto con l’infinito allo scopo di rilanciare sempre e di nuovo la ricerca filosofica. Il terzo ambito che occupò maggiormente il pensiero di Schlegel è quello politico, il cui centro non è collocato tanto (o meglio non solo) nell’ambito costituzionale e giuridico, bensì nella capacità della filosofia di condizionare, entro e fuori le istituzioni politiche, le vite degli uomini e così il percorso dell’assoluto stesso. Sarà però nostro compito indagare in che modo un procedere razionale filosofico che non possa decretare di aver afferrato l’assoluto e la sua verità, possa altresì avere effetti entro la comunità in cui si colloca: per questo sarà utile affrontare non solo il ruolo della filosofia, ma anche l’importanza dell’educazione ad essa. La suddivisione in capitoli ha quindi privilegiato la triade dei campi affrontati da Schlegel i quali però vengono fatti intersecare con la questione di partenza, ovvero il ruolo della filosofia e del filosofo, che a propria volta nel pensiero schlegeliano si declina in questo modo: 1. il tentativo di ricostruire legami (teoretici e politici) di fronte alla frammentazione alla quale Schlegel assiste in più ambiti, 2. la precarietà di tale ricostruzione, 3. il ruolo del filosofo e della filosofia nel produrre un’apertura negli ordini stabiliti affinché si possa dare la possibilità di continuare il tentativo di afferrare l’assoluto, la vita e di dare una chiave di lettura del caos. Questi due gruppi di ambiti si incrociano tra loro, tracciando così la trama del presente lavoro, che affronta i punti 1., 2. e 3. in ogni campo elencato sopra: nelle riflessioni schlegeliane sulla storia, sulla filosofia e sulla politica. Mi sono quindi soffermata sulla produzione di una storia soggettiva, che tenta perennemente all’universalità (cap.1); sulla concezione schlegeliana della verità come costruzione coerente (cap.2); sulla possibilità di una comunità (cap.3). In tutti questi casi la ricostruzione è precaria, mutevole, e non può mirare ad un sistema oggettivo, universale, stabile. Da qui deriva il rifiuto di una storia a priori (cap.1), di un bello oggettivo (cap.2), e del giusnaturalismo moderno (cap.3). E l’impossibilità dell’universale, di un assoluto statico o del sistema viene affrontata dal filosofo mediante l’indicazione a tale dimensione caotica producendo delle aperture nella costruzione dell’ordine evitando esiti annichilenti; da cui deriva: la forma frammento di fronte al sistema filosofico, la difesa di una ricostruzione soggettiva della storia e il progetto di un futuro non razionalmente necessario o deducibile ma per la realizzazione del quale si decide di contribuire (cap.1), l’importanza dell’ironia (cap.2) e l’introduzione nello Stato di un ceto di Gelehrten non ridotto ai confini nazionali, che contribuisca a mantenere l’ordine interno agli Stati (tacendo l’assenza di una verità e di una giustizia assolute) e allo stesso tempo mantenga l’attenzione sui percorsi di produzione di verità determinati e (parzialmente) determinanti lo sviluppo della vita e del caos (cap.3).

La frammentazione dell'ordine. Comunità e critica in Friedrich Schlegel / Valpione, Giulia. - (2014 Jul 24).

La frammentazione dell'ordine. Comunità e critica in Friedrich Schlegel

Valpione, Giulia
2014

Abstract

La domanda su cosa sia la filosofia è essenziale tanto quanto l’interrogarsi sul ruolo che essa sostiene all’interno del campo del sapere e delle relazioni umane. Questo è l’orizzonte entro cui si muove il presente lavoro e viene affrontato attraversando la filosofia di Friedrich Schlegel. Per affrontare il tema proposto, mi sono concentrata su tre ambiti che permettono anche di delineare una panoramica completa sulla filosofia schlegeliana: a) la storia, b) la filosofia come critica e produzione di verità, e c) l’interazione possibile tra filosofia e le istituzioni politiche. In questo modo è possibile approfondire i maggiori interessi del filosofo romantico, il quale iniziò le proprie riflessioni negli studi di storia dell’arte e sulle condizioni che permettono una ricostruzione storica. Tale ambito caratterizza l’intera filosofia schlegeliana (dagli studi letterari del 1794 alle lezioni di filosofia della storia del 1828). Grazie ad essi Schlegel formulò una declinazione dell’assoluto come movimento, come vita mai pienamente afferrabile e che è immanente nel mondo. E ne derivò anche l’interesse verso la questione di dove si collochi il soggetto che cerchi di comprendere e afferrare l’assoluto. Conseguentemente a questa formulazione, alla filosofia vengono attribuite caratteristiche che mettono al centro il problema della soggettività e del filosofo, la sua collocazione entro questo moto inarrestabile e le sue facoltà di comprenderlo. La filosofia si trasforma quindi in una critica che misura costantemente i propri risultati in confronto con l’infinito allo scopo di rilanciare sempre e di nuovo la ricerca filosofica. Il terzo ambito che occupò maggiormente il pensiero di Schlegel è quello politico, il cui centro non è collocato tanto (o meglio non solo) nell’ambito costituzionale e giuridico, bensì nella capacità della filosofia di condizionare, entro e fuori le istituzioni politiche, le vite degli uomini e così il percorso dell’assoluto stesso. Sarà però nostro compito indagare in che modo un procedere razionale filosofico che non possa decretare di aver afferrato l’assoluto e la sua verità, possa altresì avere effetti entro la comunità in cui si colloca: per questo sarà utile affrontare non solo il ruolo della filosofia, ma anche l’importanza dell’educazione ad essa. La suddivisione in capitoli ha quindi privilegiato la triade dei campi affrontati da Schlegel i quali però vengono fatti intersecare con la questione di partenza, ovvero il ruolo della filosofia e del filosofo, che a propria volta nel pensiero schlegeliano si declina in questo modo: 1. il tentativo di ricostruire legami (teoretici e politici) di fronte alla frammentazione alla quale Schlegel assiste in più ambiti, 2. la precarietà di tale ricostruzione, 3. il ruolo del filosofo e della filosofia nel produrre un’apertura negli ordini stabiliti affinché si possa dare la possibilità di continuare il tentativo di afferrare l’assoluto, la vita e di dare una chiave di lettura del caos. Questi due gruppi di ambiti si incrociano tra loro, tracciando così la trama del presente lavoro, che affronta i punti 1., 2. e 3. in ogni campo elencato sopra: nelle riflessioni schlegeliane sulla storia, sulla filosofia e sulla politica. Mi sono quindi soffermata sulla produzione di una storia soggettiva, che tenta perennemente all’universalità (cap.1); sulla concezione schlegeliana della verità come costruzione coerente (cap.2); sulla possibilità di una comunità (cap.3). In tutti questi casi la ricostruzione è precaria, mutevole, e non può mirare ad un sistema oggettivo, universale, stabile. Da qui deriva il rifiuto di una storia a priori (cap.1), di un bello oggettivo (cap.2), e del giusnaturalismo moderno (cap.3). E l’impossibilità dell’universale, di un assoluto statico o del sistema viene affrontata dal filosofo mediante l’indicazione a tale dimensione caotica producendo delle aperture nella costruzione dell’ordine evitando esiti annichilenti; da cui deriva: la forma frammento di fronte al sistema filosofico, la difesa di una ricostruzione soggettiva della storia e il progetto di un futuro non razionalmente necessario o deducibile ma per la realizzazione del quale si decide di contribuire (cap.1), l’importanza dell’ironia (cap.2) e l’introduzione nello Stato di un ceto di Gelehrten non ridotto ai confini nazionali, che contribuisca a mantenere l’ordine interno agli Stati (tacendo l’assenza di una verità e di una giustizia assolute) e allo stesso tempo mantenga l’attenzione sui percorsi di produzione di verità determinati e (parzialmente) determinanti lo sviluppo della vita e del caos (cap.3).
24-lug-2014
This work is focused on Schlegel’s philosophy, as a thinking which makes possible to affront the problem of the role of subjectivity and philosophy in politics. In particular it deals with the three main spheres elaborated by Schlegel, and so I decided to evolve this text in three chapters: a. history, b. philosophy and critics as production of truth, c. possible interactions between philosophy and political institutions. I made interact these three spheres with the arguments that Schlegel uses to understand the role of philosophy and subjectivity: 1. the effort to rebuild links in the theoretical and political fragmentation which Schlegel sees; 2. the volatility of this effort; 3. the importance of philosophy in the production of an opening or window in established system of theory and politics, to continue in the effort to grasp the absolute, life and to give a key to the interpretation of chaos. These two groups of themes cross each other, and so they mark the weave of the present text, which faces the points 1., 2. and 3. in every field pointed out (a., b., c.). So I focused on Schlegel’s interpretation of the writing of subjective history, which always aims (without success) to objectivity (chap.1); on Schlegel’s conception of truth as a coherent construction (chap. 2); on the possibility of a community (chap.3). In every case the reconstruction is precarious, and can never became objective, universal and stable. From this results the rejection of an a priori history (chap.1), of an objective beauty (chap.2) and of modern natural law. Schlegel turns to the impossibility of the Universal and of a stable system of interpretation of, pointing to a lively and chaotic dimension through opening of those systems to life and changes. From this results the decision of writing fragments and not fixed philosophical systems, to defence of a subjective history and the project of a future not rationally necessary or inferable, but to the realisation of, people should work (chap.1); the importance of irony (chap.2); and the insertion in the State of a class (Stand) of savant not restricted in national borders, whose duty is to help keeping the order inside the States and to keep the attention on the processes of production of truth.
Filosofia politica / political philosophy Friedrich Schlegel critica / critic comunità / community
La frammentazione dell'ordine. Comunità e critica in Friedrich Schlegel / Valpione, Giulia. - (2014 Jul 24).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3424059
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