This research explores the history of the Futurist Group (led by Filippo Tommaso Marinetti) and its involvement in the International Biennale Art Exhibition of Venice between 1926 and 1942. The Futurists involvement during this period was continuous and exhibitors always formed a collective, at times with over thirty artists. The exhibitions in Venice during the 30s took on a major role in the reform of contemporary art events in line with the Fascist regime. This new process aimed, through subsequent selection processes, to open doors at a local level, then on to Rome’s National Quadrennial Exhibition and finally onto the international stage of the Biennale Art Exhibition of Venice where they should have represented the best of Italian art, to be viewed by and compared with foreign nations. The Venetian exhibitions give a privileged viewpoint of not only the various phases of Futurist art and its relationship with art critics of the time, but also the often conflicting and complex relationships between Marinetti’s followers and heads of the Biennale under the forced harmony of the Fascist regime.
La ricerca indaga la storia del gruppo futurista, guidato da Filippo Tommaso Marinetti, alle Esposizioni Biennali Internazionali d’Arte di Venezia tra il 1926 e il 1942. Le partecipazioni dei futuristi in questo arco temporale fu costante e avvenne sempre in forma collettiva, tanto da contare in alcune edizioni anche più di trenta espositori. Le mostre veneziane nel corso degli anni Trenta assunsero un ruolo primario nella riforma del sistema espositivo fascista in relazione all’arte contemporanea. Tale sistema prevedeva, attraverso successivi gradi di selezione, l’accesso degli artisti dapprima a manifestazioni sindacali, provinciali e interprovinciali, poi alle Quadriennali nazionali di Roma e, infine, alle Biennali internazionali di Venezia, che avrebbero dovuto rappresentare al meglio l’arte italiana in vista del confronto con nazioni straniere. Le esposizioni veneziane sono state quindi un osservatorio privilegiato per indagare non solo le varie fasi dell’arte futurista e le reazioni della critica coeva, ma anche il complesso e talvolta conflittuale rapporto tra i seguaci di Marinetti e i vertici della Biennale, sotto l’egida forzatamente armonizzante dello Stato fascista.
I futuristi alle Esposizioni Biennali Internazionali d'Arte di Venezia (1926-1942) / Cibin, Alberto. - (2016).
I futuristi alle Esposizioni Biennali Internazionali d'Arte di Venezia (1926-1942)
Cibin, Alberto
2016
Abstract
La ricerca indaga la storia del gruppo futurista, guidato da Filippo Tommaso Marinetti, alle Esposizioni Biennali Internazionali d’Arte di Venezia tra il 1926 e il 1942. Le partecipazioni dei futuristi in questo arco temporale fu costante e avvenne sempre in forma collettiva, tanto da contare in alcune edizioni anche più di trenta espositori. Le mostre veneziane nel corso degli anni Trenta assunsero un ruolo primario nella riforma del sistema espositivo fascista in relazione all’arte contemporanea. Tale sistema prevedeva, attraverso successivi gradi di selezione, l’accesso degli artisti dapprima a manifestazioni sindacali, provinciali e interprovinciali, poi alle Quadriennali nazionali di Roma e, infine, alle Biennali internazionali di Venezia, che avrebbero dovuto rappresentare al meglio l’arte italiana in vista del confronto con nazioni straniere. Le esposizioni veneziane sono state quindi un osservatorio privilegiato per indagare non solo le varie fasi dell’arte futurista e le reazioni della critica coeva, ma anche il complesso e talvolta conflittuale rapporto tra i seguaci di Marinetti e i vertici della Biennale, sotto l’egida forzatamente armonizzante dello Stato fascista.File | Dimensione | Formato | |
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